La relazione di Giosuè Bove al CPF di Caserta del 29 aprile
Dentro la strettoia del 13 e 14 aprile hanno pesato tutti i nostri errori, tutta la negativa congiuntura. Ma sono venuti al pettine anche i nodi di una tendenza di lungo periodo. Il 13 e 14 aprile il novecento è morto un'altra volta. E da morto ci parla della sua più importante eredità: la nuova dislocazione del valore che ha schiacciato la quasi totalità dei lavoratori sulle condizioni proletarie, ne ha esteso la condizione soggettiva e al contempo ne ha reso difficile la ricomposizione soggettiva, il riconoscersi come classe. Non perché, come qualcuno ha sostenuto, "era scomparsa la classe e c'erano le moltitudini", ma proprio al contrario, perché fondamentalmente l'altra parte, la borghesia, “non si vede più”, è sempre più impersonale, quasi un ologramma del sistema. Ci parla, quel secolo breve e morto, anche della fine della politica come luogo di possibile composizione temporanea della lotta di classe nella società ed il pieno dispiegarsi della politica come “puro governo”, della crisi della stessa forma partito del secondo novecento. E se resta "necessario concentrare la volontà di trasformazione sociale in un partito comunista oggi e domani", occorre essere comunisti in modo nuovo, anzitutto sul piano delle relazioni sociali, agendo per favorire dinamiche di autorganizzazione sociale e di democrazia diretta. leggi la relazione intera
Ramon Mantovani racconta la vicenda che portò il Presidente Abdullah Ocalan
a Roma e la cospirazione che produsse il suo sequestro.
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Intervista rilasciata a Serkan Demirel della Firat News Agency in occasione
del 25° anniversario del sequestro del Presidente Abdullah Ocalan. – Da
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