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giovedì 12 giugno 2008

Dall'alfabeto della nostalgia all'ansia neo-identitaria

Note in margine alla presentazione della mozione Vendola a Caserta l'11 giugno di Giosuè Bove.
Ho ascoltato con piacere la passione e la poesia che Nichi Vendola riesce a mettere anche nel racconto più grigio. L'ho ascoltato ripercorrere il novecento con la dolcezza ed il rimpianto quasi infantile di un epoca, di una epopea, di un mondo: una ballata, che a volte lenta macina memoria, a volte come un fiume che incontra un salto, acquisisce velocità e travolge e suscita sentimenti di orgoglio e di ritorno. E dietro il racconto un impianto analitico condivisibile: la fine del Novecento e di quella composizione di classe, di quella storia, la dimensione della Sconfitta. Ma le conclusioni appaiono la negazione della premessa, una nota stonata, reticente: di fronte alla lirica della vita, evocata dalle citazioni di Moro, Che Guevara e Gramsci, scappa infine lo strepitio ansioso della ricerca di una nuova identità politica, che appare come il classico arrampicarsi sugli specchi, come una frettolosa negazione dell'altezza maestosa della riflessione sulla sconfitta. (continua la lettura e posta i tuoi commenti)

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